I dati del Teha-Global Innosystem Index 2025. Le proposte del Registro Italiano Navale per invertire la rotta
MILANO – L’Italia è in deciso ritardo rispetto a molti altri paesi in tema di innovazione: su 47 paesi presi in esame, l’Italia si trova infatti in 30esima posizione nel Teha-Global Innosystem Index 2025, lo strumento di informazione e orientamento decisionale che identifica le performance complessive di ciascun paese e misura i risultati di ogni ecosistema di innovazione in base ai fattori chiave della sua performance. E negli ultimi tre anni è pure arretrata di due posizioni. Guidano invece la classifica Israele, Singapore e Regno Unito. E’ quanto è emerso oggi nel corso di un evento sull’innovazione e sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro organizzato dal Registro Italiano Navale (Rina), in collaborazione con Teha Group (The European House – Ambrosetti).
L’Italia, si legge in una nota, può far leva su alcuni punti di forza per crescere, tra questi la qualità della ricerca, il successo dell’attività brevettuale, l’esportazione di servizi di R&S e la bilancia commerciale manifatturiera. Il Paese può compensare i propri deficit agendo su questi fattori e concentrandosi in particolare su vari ambiti per rafforzare la capacità di innovare, tra cui il capitale umano e le competenze, la ricerca e lo sviluppo, gli sviluppatori di software, oltre che l’attrattività del Paese per studenti e investimenti esteri.
“Sviluppare competenze adeguate è essenziale per cogliere le opportunità della trasformazione tecnologica” ha commentato Paolo d’Amico, presidente del Registro Italiano Navale. “L’intelligenza artificiale – ha proseguito – sta rivoluzionando modelli produttivi e organizzativi e, secondo il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum, oltre il 75% delle aziende prevede di adottarla entro il 2030. Diventa quindi sempre più urgente investire nella formazione, nella cultura digitale e in competenze trasversali. La tecnologia, infatti, è un alleato ma il suo valore si realizza solo se resta al servizio dell’esperienza umana”.
“In Rina – ha affermato Ugo Salerno, Presidente Esecutivo della società – stiamo affrontando la trasformazione dell’intelligenza artificiale non solo come un’evoluzione tecnologica ma come un cambiamento culturale profondo. Le nostre strutture diventano veri e propri cantieri sperimentali in cui testiamo, impariamo e costruiamo nuovi modelli operativi. L’obiettivo è introdurre copiloti digitali che non si limitino a migliorare l’efficienza ma che supportino le persone nel prendere decisioni migliori, più rapide e consapevoli. Per noi, l’adozione dell’AI è un’opportunità per immaginare nuovi servizi, più intelligenti e vicini ai bisogni dei nostri clienti”
Secondo Valerio De Molli, Managing partner e CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group, “nell’ambito dell’innovazione, l’Italia può fare leva su diversi punti di forza, come la qualità della ricerca, dove si posiziona al secondo posto a livello globale dopo la Svizzera per numero di ricerche citabili ogni 100 ricercatori (80,6). Inoltre, considerando la percentuale di scienziati nel Top 2% dei migliori ricercatori, l’Italia si classifica al secondo posto con il 4,5%, subito dopo il Regno Unito (5,9%). Questa qualità della ricerca si traduce anche in un tasso di approvazione dei brevetti del 76,6%, il valore più elevato nell’Ue. Ma non solo, con 3,7 miliardi di euro di saldo commerciale dei servizi di R&S, l’Italia 1° in Ue e 8° nel mondo. Non da ultimo, l’Italia si classifica terza a livello globale e prima in Europa per potenza di calcolo, con due supercomputer ad alte prestazioni presenti nella Top 10 mondiale”
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