Il tema della crescita della popolazione mondiale da tempo è all’attenzione delle massime organizzazioni intergovernative mondiali ma mai come in questi giorni si stanno verificando conflitti regionali, a volte anche solo per qualche giorno, che riflettono le tensioni da sovraffollamento.

La tecnologia favorisce la consapevolezza tra le popolazioni mondiali dei diversi tenori di vita che vigono nelle varie aree del pianeta e questo crea enormi flussi migratori, aggiungerei inarrestabili, verso quei paesi che ancora oggi detengono gran parte della ricchezza mondiale e gran parte dello sfruttamento di tal ricchezza.

Si sa che un povero è assai diverso se stiamo parlando di un povero europeo o di un povero africano per effetto delle consolidate politiche di inclusione che nei paesi occidentali garantiscono una rete sociale anche agli esclusi.

Cosa fare? Data la mia età mi limiterò ad immaginare cosa andrebbe fatto nel medio periodo nel presupposto di aborrire ogni forma di guerra, conflitto, armi biologiche e depravazioni di tale genere.

La prima cosa che farei è pormi la domanda di quali risorse iniziano a scarseggiare per soddisfare la popolazione mondiale. La domanda è assai complessa e varia di continente in continente e va posto in relazione anche al tasso di moltiplicazione della popolazione.

L’altro giorno, trattando questo argomento mi ha impressionato il grafico di crescita della Nigeria che nel giro di poco supererà l’intera popolazione europea. Al di la di qualche battuta sulla forte virilità dei nigeriani…. si pone un tema non solo di sovraffollamento ma anche di ricomposizione della popolazione mondiale dove Vi sarà un ridimensionamento, almeno numerico, del peso relativo della popolazione occidentale e che vedrà una netta prevalenza del continente Africano e di quello Asiatico.

Ma guardando bene il grafico alla fine è sempre stato cosi. Se si guarda al 1950 si nota di come il continente asiatico abbia sempre avuto una netta prevalenza della popolazione mondiale. Il vero fattore di novità è che da un economia di autoconsumo si è passati ad un economia di produzione e consumo ed il controllo delle nascite delle autorità cinesi non hanno fatto altro che calmierare questo primato. Il vero fattore di novità è la crescita esponenziale del peso relativo della popolazione africana.

Le risorse veramente scarse sembrano essere molto differenti a secondo del continente di riferimento e dello stadio di sviluppo della popolazione. Sicuramente possiamo enucleare il percepito di scarsità e l’effettività della scarsità della risorsa.

Da un lato in Africa, ma anche in vaste aree dell’ Asia, le prime preoccupazioni lungo la scala di Maslow si concentrano nel garantire i bisogni primari e ad avvertire la scarsità, anche da parte degli enti governativi. Si parte già da cibo e acqua cui occorre associare poi quella dell’igiene e della malnutrizione.

La situazione naturalmente è molto differenziata e diversificata da nazione e nazione e le decise e determinate politiche dei diversi governi sembrano garantire, anche con il sostegno delle organizzazione internazionali, una pianificazione che possa garantire il progressivo raggiungimento della sufficienza alimentare.

E’ di palese evidenza che la crescita stimata della popolazione porta anche a dover individuare, da parte dei singoli governanti, le aree di intensificazione dello sfruttamento o per meglio dire con quali risorse disponibili si intende soddisfare le esigenze della popolazione. La ricerca e l’applicazione di nuove metodologie e tecnologie per un utilizzo intensivo di colture, allevamenti di bestiame, impianti di potabilizzazione dell’acqua sono costantemente operate dai paesi.

Ma vi è un movimento di fondo che tende a fare in modo che si sposti per dire cosi “la povertà”. E sono i flussi migratori che spingono con forza dai paesi in sovrappopolamento con risorse scarse a paesi ricchi. I movimenti migratori sono regionali e riguardano diverse aree del mondo dove di fatto le popolazioni confinanti che si ritengono povere, in senso relativo, tendono a riversarsi in altri paesi più ricchi.

Penso ai flussi migratori tra Africa ed Europa, ma anche ai flussi migratori tra l’America Latina e gli Stati Uniti d’America, come anche ai flussi migratori verso gli emirati. Analizzando i flussi migratori vediamo un insieme di spostamenti di centinaia di milioni di persone che determinano percentuali significative di presenza di immigrati.

Ogni anno vi è un flusso migratorio di circa cento milioni di persone, che misurato dal 2020 circa porta alla semplice considerazione che entro il 2030 un miliardo di persone saranno emigrate dai lori paesi di origine verso paesi più ricchi  con l’obiettivo di un presidio fisico della ricchezza dei paesi ospitanti.

Questo fenomeno non è contenibile alla luce dei tassi di natalità attuali delle popolazioni in crescita né è ipotizzabile un processo di barriere ai movimenti di popoli a meno di non considerare come neutralizzabili le crisi di sovraffollamento delle aree del mondo che danno vita a tali fenomeni migratori.

L’analisi tecnica che ci viene offerta è che i paesi che hanno un tasso di natalità maggiore del loro coefficiente di produzione della ricchezza tendono naturalmente a stimolare processi migratori intensi e che interessano fasce di popolazione delle classi sociali più disagiate con cio’ alimentando una spirale negativa di ripopolamento dei paesi ospitanti con immigrati di ridotta alfabetizzazione o peggio di assoluta indigenza.

Le soluzioni passano attraverso un programma di acculturamento preventivo di lungo periodo e preparazione all’immigrazione inevitabile attraverso anche l’assecondamento dei flussi verso i paesi che saranno ospitanti. Partendo dall’insegnare in fase di partenza lingue, usi e costumi del paese di destinazione.

Va da se che le presenti considerazioni hanno valore in relazione ai flussi legalizzati di migrazione.

La crescita della popolazione mondiale di AI Giuseppe Incarnato Direttore Editoriale di LETTERA 63 – ECONOMIA

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