Mentre la crisi in Iran si aggrava, cresce anche la preoccupazione tra le imprese italiane operanti nel Paese. A lanciare l’allarme è Giuseppe Zampini, presidente della Camera di commercio e industria Italia–Iran & Paesi ECO, che in un’intervista ad Adnkronos/Labitalia descrive un contesto operativo sempre più fragile, con infrastrutture minime e un clima di crescente incertezza.

“Registriamo molta preoccupazione e, dal punto di vista operativo, una vera e propria impossibilità a muoversi. I voli sono sospesi, le connessioni telefoniche intermittenti, Internet ha ripreso solo a tratti”, spiega Zampini. “In questo momento, il business economico a Teheran è fortemente rallentato, se non completamente fermo.”

Scenario bloccato: uffici chiusi, frontiere sigillate

La maggior parte degli uffici italiani presenti a Teheran risulta chiusa, mentre le poche strutture ancora operative funzionano a capacità ridotta. Le difficoltà logistiche sono aggravate dalla chiusura delle frontiere e dall’impossibilità di ottenere visti o lasciare il Paese, se non attraverso vie alternative verso il Nord, in direzione Azerbaigian o Turchia.

“La situazione è in divenire. Tutto dipenderà dalla reazione dell’Iran e da come evolverà il quadro regionale. Per ora non si registra una fuga di massa, ma è evidente che le aziende si trovano in una fase di attesa e sospensione”, osserva il presidente della Camera.

Circa 30 aziende italiane coinvolte: tra resilienza e incertezza

Oggi circa 30 imprese italiane operano in Iran con uffici o rappresentanze locali. A queste si aggiunge un numero più ampio di aziende che commerciavano con il Paese senza una presenza diretta, ora anch’esse bloccate dalle restrizioni. Zampini sottolinea come molte aziende stiano valutando soluzioni di relocation temporanea, mentre altre stanno considerando il congelamento delle attività.

“Non è la prima crisi di questa portata che vivo in prima persona”, racconta Zampini, facendo riferimento alla sua esperienza durante la prima guerra del Golfo. “All’epoca, con la mia azienda, avevamo già predisposto vie di fuga e piani di emergenza. È una prassi che molte imprese strutturate adottano anche oggi.”

Un’area strategica sotto pressione geopolitica

La Camera guidata da Zampini segue da vicino anche gli sviluppi negli altri nove Paesi membri dell’Economic Cooperation Organization (ECO) – tra cui Turchia, Pakistan, Kazakistan e Uzbekistan – ma è l’Iran, per estensione, posizione e peso economico, a rappresentare la testa di ponte italiana nell’Asia centro-occidentale.

“L’Italia ha interessi industriali ed energetici rilevanti nell’area. La situazione attuale rende però sempre più difficile sostenere qualunque tipo di attività, in assenza di garanzie minime di stabilità e sicurezza,” conclude Zampini.

Tensione in Iran, imprese italiane in stallo: “Rischio fermo totale delle attività economiche”

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