Come cambia la fedeltà al lavoro nell’era digitale? Non si tratta più di benefit o stipendi competitivi, ma di ascolto, fiducia e soprattutto feedback continuo. Secondo McKinsey, il 70% dei dipendenti ritiene che una cultura strutturata del feedback migliori la collaborazione e la qualità del clima aziendale. A Rimini, Richmond Human resources forum 2025 Autumn ha riunito i capi delle HR italiani per discutere di employee experience, onboarding personalizzato, benessere e tecnologie a supporto delle persone: “Ripensare la People Value Chain significa attrarre e trattenere talenti attraverso employee experience evoluta, onboarding personalizzato, formazione sostenibile e nuovi patti sociali orientati verso autonomia e benessere” afferma Claudio Honegger, amministratore unico di Richmond Italia.
Ascolto, fiducia e riconoscimento quotidiano: è qui che si gioca la fedeltà delle persone all’azienda. Non bastano benefit o retribuzioni competitive: oggi i lavoratori cercano contesti capaci di valorizzare la loro esperienza e sostenere una crescita continua. La cultura del feedback è un pilastro di questo modello: secondo una ricerca McKinsey, il 70% dei dipendenti ritiene che un sistema strutturato di riscontro contribuisca a migliorare la cultura aziendale, favorendo un ambiente più aperto, inclusivo e collaborativo. In questo scenario, l’employee experience diventa centrale. Non significa solo offrire un impiego, ma costruire un percorso che accompagni ogni risorsa dall’onboarding alla crescita professionale, fino alla possibilità di evolvere in un ambiente stimolante e attento al benessere. È una leva strategica per creare cultura, motivazione e una comunità capace di generare valore, innovazione e successo nel lungo periodo.
Di employee experience e nuovi modelli di gestione del capitale umano si è discusso nell’edizione autunnale di Richmond Human resources forum, recentemente ospitata a Rimini, L’evento, promosso da Richmond Italia, realtà specializzata nell’organizzazione di forum e iniziative B2B, ha coinvolto i professionisti italiani delle risorse umane presentando nuove idee, soluzioni innovative e spunti concreti per affrontare le sfide del mondo del lavoro, oltre che per approfondire le good practices del settore: “I direttori del personale hanno oggi un ruolo chiave nel successo delle aziende, lavorando ogni giorno con la vera ricchezza di un’impresa, le persone. Uno spazio in cui gli HR manager possono trovare soluzioni in grado di semplificare il lavoro quotidiano con servizi di qualità, anche grazie a processi che si avvalgano dell’AI.

Integrare metriche intelligenti e cultura aziendale è oggi indispensabile per progettare esperienze di valore — spiega Claudio Honegger, amministratore unico di Richmond Italia. Ripensare la People Value Chain significa attrarre e trattenere talenti attraverso employee experience evoluta, onboarding personalizzato, formazione sostenibile e nuovi patti sociali orientati verso autonomia e benessere.”
Ma onboarding e cultura del feedback non sono le sole tematiche emerse dal forum: per costruire davvero una employee experience efficace, secondo i professionisti HR, l’obiettivo non deve essere soltanto la gestione dei talenti, ma saperli valorizzare nel tempo, riconoscendo che ogni individuo attraversa fasi, cambiamenti, momenti di forza e di fragilità. Emerge, dunque, la necessità di instaurare un dialogo nuovo e più autentico, che riconosca che le aziende, proprio come le persone, sono sistemi imperfetti, complessi, in continua evoluzione. Le carriere, come le vite, non seguono sempre linee rette; richiedono flessibilità, adattamento e capacità di ripartire. È da qui che prende forza la storia di Pierdante Piccioni, intervenuto alla plenaria di apertura del forum. Medico e scrittore, simbolo di una straordinaria rinascita professionale e personale. Dopo un incidente e un coma che gli hanno cancellato 12 anni di memoria, si è ritrovato a dover ricostruire ciò che credeva acquisito per sempre: competenze, riferimenti, linguaggi professionali, persino la propria identità lavorativa. Eppure è riuscito a tornare in corsia, prima al pronto soccorso e poi come medico ospedaliero. La sua storia, che ha ispirato anche la serie DOC su Rai 1, dimostra che la crescita non è mai lineare e che il valore di una persona va ben oltre il momento in cui la si osserva.
A ricordarlo è stato lo stesso Piccioni, che ha offerto uno sguardo inedito sul ruolo delle risorse umane e sulla capacità delle organizzazioni di riconoscere e coltivare il potenziale delle persone. La sua riflessione parte da una domanda semplice ma potentissima: “La domanda più importante che dovrebbe farsi un responsabile delle risorse umane è: Davanti a me ho un problema o una risorsa? Il mio responsabile HR non se la pose e dopo aver letto il referto della mia risonanza magnetica arrivò a una conclusione secca, definitiva: «Piccioni, con questo referto la tua carriera è finita». Io invece ho trovato una risposta diversa: ho deciso di trasformare quella che sembrava una sfiga in una sfida. Una sola lettera, una differenza enorme. Quindi ho ricominciato a studiare — prosegue Piccioni. Due anni di lavoro per recuperare e dimostrare chi ero davvero. E in quel percorso ho capito una verità essenziale: il valore di una persona non si misura da ciò che c’è scritto in un referto, ma dalla sua capacità di imparare ancora, adattarsi. Ogni organizzazione dovrebbe avere il coraggio di credere nelle persone anche quando sembrano “finite”.

