L’Italia può giocare un ruolo rilevante in Canada in una fase di riconfigurazione economica globale, sfruttando il potenziale delle rinnovabili, delle tecnologie per la transizione energetica, del manifatturiero avanzato e dell’agroalimentare. Diverse imprese italiane sono già attive nel Paese nordamericano, altre potrebbero cogliere nuove opportunità, soprattutto alla luce delle tensioni commerciali con gli USA e della necessità per il Canada di diversificare fornitori e partner industriali.
Energia e rinnovabili: il contributo italiano
Enel Green Power è già presente in Alberta – una provincia dominata dall’oil&gas – con quattro impianti eolici da 0,4 GW totali, sufficienti ad alimentare 27.000 famiglie all’anno. ENI, oltre alle attività tradizionali, è impegnata nel campo delle rinnovabili, biocarburanti e idrogeno verde e può competere con big come Total, Shell, BP ed Equinor. In particolare, potrebbe usare feedstock locali per alimentare le sue raffinerie green, sfidando BASF nella leadership.
Ansaldo Energia, dal canto suo, collabora con Hydro-Québec e Ontario Power, offrendo soluzioni ad alto valore tecnologico per la generazione elettrica e la stabilità di rete.
Snam può rivestire un ruolo chiave nel trasporto dell’idrogeno canadese verso l’Europa attraverso l’Italia, mentre gruppi come Danieli e Tenova sono già protagonisti nella decarbonizzazione dell’acciaio, con tecnologie come Energiron H2.
Minerali critici: la partita si gioca ora
Il Canada è ricco di risorse strategiche, e ha già siglato accordi con Germania e altri Paesi UE per garantire forniture di litio. Stellantis e Ferrari – forti di una solida presenza in Canada – potrebbero cercare di replicare il modello tedesco per rafforzare la filiera europea delle batterie.
Macchinari e automazione: un vantaggio competitivo
Il 4,2% delle importazioni canadesi di macchinari proviene dall’Italia, per un valore di 850 milioni di euro. Comau, parte di Stellantis, è attiva nell’automazione per automotive, aerospazio ed EV. Le aziende italiane dominano anche nella meccanica alimentare: GEA, IMA, SACMI, Cozzini e Unitek esportano tecnologie per la trasformazione di prodotti tipici in forte espansione in Nord America.
Nel settore agricolo, CNH Industrial (con Case IH e New Holland) guida un comparto che include innovatori come ARGO Tractors (Landini, McCormick), Carraro (componenti sostenibili) e BCS (autonomous farming).
Automotive: vulnerabilità e nicchie di forza
Il mercato canadese resta dominato da produttori americani e giapponesi. Stellantis ha già preso misure drastiche, chiudendo stabilimenti e licenziando. Tuttavia, brand di fascia alta come Ferrari e Lamborghini continuano a performare bene. Pirelli (trainata dai SUV) e Brembo (fornitore di freni per EV) registrano risultati positivi.
Difesa: opportunità per Leonardo
Il Canada vuole rafforzare la propria autonomia nel settore Difesa. Ha avviato un processo per rinnovare la flotta sottomarina e sta valutando alternative agli F-35. L’Eurofighter Typhoon, dove Leonardo gioca un ruolo cruciale, è una delle opzioni. L’azienda italiana potrebbe inoltre rafforzare i legami con CAE e Bombardier, proponendo tecnologie dual-use compatibili con gli standard NATO per le operazioni artiche.
Moda e design: Italia in pole position
Con un export da 40 miliardi di dollari, l’Italia è il quinto fornitore del settore moda in Canada. L’interesse per capi sostenibili, funzionali e cruelty-free offre nuove chance a marchi italiani già fortemente presenti (Armani, D&G, Moncler, Diesel, Stone Island). L’Italia è anche l’unico Paese europeo nella top ten delle importazioni canadesi di abbigliamento.
Agroalimentare: crescita possibile
L’export agroalimentare italiano in Canada tocca 1,5 miliardi di euro. Ferrero (che produce localmente), Barilla (che ha acquisito Catelli), Lavazza e i consorzi DOP sono ben posizionati, specialmente in questo momento di boicottaggio dei prodotti americani. Il segmento vino potrebbe crescere del 20%, favorito dai dazi sulle etichette californiane. Il Prosecco già supera lo Champagne in volumi, con ampi margini di crescita.
Frutta e verdura fresche rappresentano un segmento ancora limitato, ma con margini potenziali. Pomodori trasformati, agrumi e kiwi italiani potrebbero guadagnare terreno grazie alle preferenze dei consumatori e agli incentivi del CETA.
Una nuova alleanza economica strategica
Il ritorno del protezionismo USA, con la possibile rielezione di Trump, riapre scenari di instabilità per l’Europa. Per l’Italia, tuttavia, è anche un’opportunità: rafforzare l’asse con il Canada, Paese stabile, ricco di risorse e sempre più interessato a partnership strategiche alternative agli Stati Uniti.
Sotto l’ombrello del CETA, Roma e Ottawa possono costruire una collaborazione duratura, che vada oltre la tattica diplomatica, diventando un pilastro per la crescita economica transatlantica nel lungo termine.
