Come è noto, a partire dal 2035 in Europa sarà vietato produrre e vendere automobili con motori termici, alimentate cioè a benzina e a diesel. Il tramonto dei motori a combustibile fossile è quindi segnato, tanto più che si fanno via via sempre più stringenti le norme relative alle limitazioni per la circolazione dei veicoli più inquinanti, ivi compresi in certi casi anche i veicoli diesel euro 4 ed euro 5. A tutto questo va aggiunto il desiderio, fortunatamente sempre più diffuso, di potersi muovere su dei veicoli a ridotto o nullo impatto ambientale: non stupisce dunque che stia pian piano prendendo slancio il retrofit elettrico, ovvero la conversione di un’automobile da termica ad elettrica. Ma com’è la situazione attuale del retrofitting?
Il retrofitting in Italia: la normativa
Va sottolineato prima di tutto che il retrofit elettrico in Italia come altrove ha dovuto affrontare, oltre a degli ostacoli tecnici, anche dei rallentamenti burocratici. Se è vero infatti che in Italia l’approvazione del Decreto Retrofit è datata 2015, è vero anche che solamente nell’ottobre del 2022 è stato pubblicato un regolamento che disciplina l’omologazione, sapendo che solo le officine con apposita Certificazione possono offrire il servizio di riqualificazione elettrica.
Le realtà che si occupano di retrofit elettrico
Concentriamoci prima di tutto sul nostro Paese. Vista la necessità di possedere l’apposita certificazione, per ora non sono tantissime le realtà che si occupano di retrofit elettrico: è per esempio nota l’attività dell’attività Sonoelettrica.it, che da una parte produce kit di conversione omologati per diversi tipi di auto, e dall’altra offre formazione per le officine; c’è poi per esempio la romana Affari Sbullonati, che si occupa della conversione elettrica di auto d’epoca. Allargando lo sguardo a livello europeo, c’è per esempio la tedesca e-Revolt, specializzata nel retrofit elettrico, o la startup londinese Clipper Automotive, che sta puntando tutto sull’elettrificazione dei vecchi “cab” della città. C’è poi l’azienda Equipmake, che elettrifica i bus nel Norfolk, mentre nei Paesi Bassi c’è la New Electric, che spinge fino a proporre motori elettrici per trattori. Sono poi tantissime le aziende che si offrono per aggiungere dei motorini elettrici alle classiche biciclette a “trazione umana”.
I costi della conversione di un’auto termica in 100% elettrica
Ma quanto costa convertire un’auto termica e trasformarla in un’auto al 100% elettrica? Per farsi un’idea di massima, la già citata e-Revolt propone un kit per la conversione che si può adattare a oltre 40 modelli d’auto diversi, con un prezzo che varia dai 12mila ai 15mila euro. La britannica Bedeo, che è invece specializzata nella conversione di furgoni, presenta un costo compreso tra le 20.000 e le 40.000 sterline (tra i 24mila e i 48mila euro) sottolineando che quindi il retrofit di un mezzo di questo tipo conviene nel momento in cui il veicolo presenta altri importanti investimenti fatti, al di là del motore: ecco che allora la conversione può essere presa in considerazione per ambulanze, furgoni refrigerati, furgoni camperizzati, e via dicendo.
I vantaggi a livello ambientale
Nel calcolare i vantaggi a livello ambientale del retrofit elettrico non bisogna soffermarsi unicamente sul fatto che quel veicolo non userà più dei combustibili fossili. Va infatti sottolineato il fatto che questa conversione permette di avere un’automobile elettrica senza doverne produrre una da zero. Stando a Zemo Partnership, la costruzione di un’auto elettrica di dimensioni medie comporta l’emissione di 8,8 tonnellate di anidride carbonica equivalente; di queste, 5,1 tonnellate sono da ricondurre a parti esterne al motore. Da questo punto di vista, quindi, con un retrofit elettrico è possibile di fatto evitare fino a 5 tonnellate di anidride carbonica equivalente.
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